attilio
marchetti:
una retrospettiva
Un sottile e pieno compiacimento mi accompagna nel presentare al
pubblico, e soprattutto ai collecchiesi, una retrospettiva dedicata ad Attilio
Marchetti a cinque anni dalla sua scomparsa, un appagamento intimo che deriva
dal proporre in mostra un artista poliedrico al quale mi legano personali
ricordi d'infanzia.
Per me, da sempre appassionato al disegno ed alla pittura, Tilio era “il
pittore”. Lo osservavo per ore, stando un po' in disparte nel timore di
disturbare ma sempre abbastanza vicino alle sue spalle mentre lui, maestro del
paesaggio dal vero, schizzava uno scorcio della via Spezia o dell'arco del
Bargello o dava forma alle nuove costruzioni della periferia del paese.
Rapito dai suoi gesti silenziosi e sapienti, che sorprendevano per gli
effetti insospettabili impressi all'improvviso sulle tele, ho seguito per un
certo periodo l'ispirazione ad imitarlo, girovagando con i miei colori in
sella alla bici a caccia di scorci inediti di Collecchio e dintorni.
Al di là dei ricordi e delle emozioni che trasformano per me questa
occasione in un evento talmente speciale che oserei definire privato, desidero
sottolineare come la scelta attuata dall'Amministrazione comunale nei confronti
dell'opera di Marchetti si inserisca in modo esemplare e coerente in un
progetto di valorizzazione di importanti artisti locali, quali Nattini,
Fainardi, Alinovi e Cattani, che sta proseguendo ormai da qualche anno con
l'obiettivo dichiarato di puntare sulla cultura per favorire la consapevolezza
di un'identità.
La progressiva trasformazione vissuta da Collecchio, grazie ai molti
nuovi cittadini, famiglie e giovani che l'hanno scelta richiamati dalla
crescita economica e dallo sviluppo urbano, ha sollecitato una risposta forte
capace di mantenere la coesione sociale e sviluppare il senso di appartenenza.
Da tempo la nostra Amministrazione ha scommesso sulla
cultura, la storia e l'arte locali per l'affermazione di un'identità collettiva
che non può prescindere dalle proprie tradizioni: così, far conoscere l'opera
di Marchetti, artista straordinario e poco noto anche ai suoi concittadini per
la reticenza con la quale si separava dai frutti del suo lavoro, assume il
valore di educazione alla conoscenza del proprio territorio e della sua
cultura.
Pittore, scultore, archeologo, ma anche naturalista ed ambientalista ante
litteram, Tilio è stato profondamente innamorato della vita, ed in particolare
del suo paese e della sua gente: attraversando il suo percorso artistico si
compie un viaggio nella memoria e nel presente insieme, dove si coniugano la
nostra cultura materiale, agricola ed artigiana ed il loro strettissimo legame
con la nostra attuale capacità di produrre benessere.
In questo senso, il mio non è un semplice “invito alla mostra”, ma
un'esortazione a svelarne il racconto, il messaggio silente che personalmente
rileggo in quell' "Ultimo salice delle Braite" che gli vidi
dipingere, pensieroso, tanti anni or sono.
Giuseppe Romanini
Sindaco
Comune di Collecchio