Parchi Naturali Regionali in Italia


Il D.P.R. 616/77 ha segnato una tappa fondamentale nel processo di crescita delle aree protette in Italia. Con il trasferimento delle competenze in materia di aree protette dallo Stato alle Regioni e con la conseguente istituzione da parte delle stesse dei Parchi Naturali, si interrompono decenni di assoluto silenzio e di inattività.

I parchi naturali regionali, oltre ad aumentare sensibilmente la complessiva superficie di territorio nazionale protetto, hanno dato l'avvio ad una stagione di dibattito e di innovazione concettuale sui temi della forma, del ruolo e della gestione delle aree protette.

In particolare le aree protette regionali, sulla base delle analoghe esperienze condotte in altri Paesi europei, hanno saputo adattare il primitivo modello di parco nordamericano alla complessa realtà dell'antropizzato mondo italiano.

La novità apportata da questi parchi è stata quella di aver cercato di coniugare la conservazione delle risorse naturali con l'uso sociale delle stesse e con la ricerca dello sviluppo compatibile per le popolazioni insediate.

I parchi si sono così proposti come terreno di sperimentazione ecologica permanente, dove, con un nuovo approccio culturale ed economico, si riesca a definire un modello di gestione territoriale da estendere al resto del Paese.

Le aree protette regionali coprono oggi una superficie di più di un milione di ettari. Sulla scena di questo processo si stanno ora affacciando (a seguito dell'approvazione della legge quadro nazionale e della legge 142/90 sul decentramento delle competenze) anche le Province con la creazione di proprie aree protette.


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