I parchi nella letteratura


I territori tutelati dai parchi italiani sono stati sempre fonte d'ispirazione, oggi e negli anni e nei secoli trascorsi, per gli uomini che di volta in volta vi si sono trovati al cospetto.
Di tanti pensieri ed impressioni ovviamente non è rimasta abbondante traccia, se non attraverso le opere di maggior valore, che sono riuscite a superare i decenni ed i secoli.
E' quindi soprattutto nelle arti letterarie che possiamo trovare, di volta in volta, brevi accenni, impressioni, ricordi collegati ai luoghi che oggi sono tutelati per legge.
Apriamo quindi questa pagina con alcuni esempi, promettendo di arricchirla ulteriormente nelle prossime settimane, anche grazie alle vostre segnalazioni!





Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano


Cicerone - Lettera all'amico e giurista velino Caio Trebazio Testa, sul sistema politico-istituzionale della democratica e pacifica Velia

"Ho sognato la notte scorsa che i Romani avevano adottato, finalmente, la risoluzione di darsi istituzioni politiche simili alle vostre..."

"Quanto mi sarebbero di giovamento le passeggiate per i boschi lussureggianti e lungo la spiaggia che da Porta Marina giunge al porto; quanto piacere avrei dalle discussioni nelle quali siamo soliti indugiare con gli amici all'ombra della Porta Rosa o ai piedi del tempio di Athena" (della spiaggia, del tempio, dei boschi oggi non v'è più traccia e questa è l'unica nostra memoria.......)



Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano


Giuseppe Ungaretti - "Il deserto e dopo" - 1932

Il poeta cerca una paranza per andare via mare da Velia a Palinuro e ciò gli dà spunto per constatare la cordialità dei cilentani....
"Il proprietario, signor Pinto, la fa subito mettere gratuitamente a nostra disposizione, e vuole anche si accetti in casa sua una tazza di caffè. Non sono particolari insignificanti, e non sono i soli che m'hanno dimostrato la cordialità della gente di queste parti. Ho fatto quest'esperienza, anche avvicinando persone di umili condizioni: non entrano nei fatti vostri; vi rivolgono di rado la parola, ma non perché timidi o privi d'eloquenza, ma perché assenti in propri pensieri. Ma basta che esprimiate un desiderio, ed eccoli farsi a pezzi per accontentarvi: lo fanno per inclinazione a farsi benvolere, e mi pare ormai civiltà assai rara. Terra ospitale, terra d'asilo! "


Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano

In quel mentre, mentre passiamo di fianco a Pisciotta, ci appare, penetrato nel mare, Palinuro, come uno squalo smisurato, cariato d'oro. Pisciotta si svolge in tre fasce su una parete: la più alta è il vecchio paese, di case gravi e brune e a grandi arcate; in mezzo, sono ulivi sparsi come pecore a frotte; la terza, a livello dell'acqua, la formano case nuove e leggere, i cui muri sembrano torniti dall'aria in peristili.

Di colpo, il mare in un punto ha un forte fremito: è un branco d'anatre marzaiole che si rimettono in viaggio. Sono arrivate sull'alba, e ora che principia l'imbrunire, volano via. Così fuggì quel Dio Sonno sceso a tradire Palinuro mandandolo in malora col timone spezzato. E le onde, ora repentinamente infuriate, le muove forse il nuoto disperato del fedele nocchiere d'Enea?

Piccole grotte ora ci fanno compagnia. I cavalloni penetrando in quegli occhi bui, disturbano le pietre, muovendo un rumore d'antiche ossa.

Il Porto di Palinuro ha le casette bianche, e l'ultima è rosa: sembrano sulle prime biancheria stesa ad asciugare, e poi blocchetti di gesso. [...]

Non ho mai visto acqua di pari trasparenza a quella che scopro avvicinandomi al porto. Vediamo la sabbia del letto come pettinata soavemente, e i nastri delle alghe trasformare in serpenti agitati, la bella capigliatura.



 Foresta Umbra
Parco Nazionale del Gargano
 

Giuseppe Ungaretti

"Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare. Ha il suo cuore nella Foresta Umbra .... "



Riserva Naturale Selva del Lamone


Annibal Caro nel 1537 scriveva:

"Entrammo poi in una foresta tale, che ci smarrimmo; tempo fu ch'io credetti di non aver mai più a capire in paese abitato, trovandone rinchiusi e aggirati per lochi dove l'altrolabio e 'l quadrante vostro non avrebbero calcolato l'sito de' burroni e gli abissi de' catrafossi in che ci eravamo ridotti"



La Verna
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,
Monte Falterona, Campigna


Dino Campana - Canti Orfici

"Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il paesaggio cristiano segnato di croci inclinate dal vento ne fu vivificato misteriosamente. Volava senza fine sull’ali distese, leggera come una barca sul mare. Addio colomba, addio! Le colonne altissime di roccia della Verna si levavano a picco grigie nel crepuscolo, tutt’intorno rinchiuse dalla foresta cupa."



Parco Adda Nord


Alessandro Manzoni - I promessi sposi - cap. I

" Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni."



Parco dell'Etna


Riccardo Bacchelli
- "Italia per terra e per mare"

"E quando i greci, ingegnosi favolisti, vedevano, al pari del supposto navigatore ch'io vengo consigliando e invidiando, entrato nel Jonio per lo Stretto o per il Canal di Malta a suo piacere; quando vedevano nel cielo dei tramonti etnei gialli e rossi e verdi, - oh, le smorte e materiali parole! - il gran vulcano, allora è tal cosa che oltrepassa l'uomo e le favole. L'ho vista, l'Etna, da tutti i lati e ci sono salito anche in vetta, sicché l'ho specolata anche dentro: è uguale soltanto a sè stessa e non comporta altre misure. In questo suo creato il mistero della natura si confonde con quello dello spirto, che vi perde la parola."


 
Castello e parco del Valentino
Parco fluviale del Po - tratto torinese
 

Cesare Pavese - "
La bella estate"
...
In quell'estate andavo in Po, un'ora o due, al mattino. Mi piaceva sudare al remo e poi cacciarmi nell'acqua fredda, ancora buia, che entra negli occhi e li lava.
Le volte che sudavo sull'acqua, mi restava poi per tutto il giorno il sangue fresco, rinvigorito dall'urto col fiume. Era come se il sole e il peso vivo della corrente mi avessero intriso di una loro virtù, una forza cieca, gioiosa e sorniona...
... Scendendo a Torino sul filo della corrente, gli occhi lavati dal sole e dai tuffi, asciugavamo distesi, e le rive, la collina, le ville, le chiazze d'alberi lontani, s'incidevano nell'aria.



La cascata dell'Acquacheta
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,
Monte Falterona, Campigna


Dante Alighieri -
La Divina Commedia - Inferno - canto XVI
....
Come quel fiume c'ha proprio cammino
prima dal Monte Viso 'nver' levante,
da la sinistra costa d'Apennino,

che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,

rimbomba là sovra San Benedetto
de l'Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;

così, giù d'una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell'acqua tinta,
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.
....




Panorama
Parco delle Alpi Apuane


Maurizio Maggiani - "Il coraggio del pettirosso"
...
A ridosso del paese iniziavano i ripidi cammini che portavano alla prima montagna, ai pascoli e ai campi di grano saraceno stretti tra la macchia; da qui procedevano per le gole verso i picchi di pietra bianca o, attraversando valichi invisibili a occhi disattenti, si addentravano, per minuscole e scure contrade, in conche dolcissime e temperate al cospetto di nuove e più ardite pareti di roccia.
Torrenti tagliavano fessure nella roccia e scomparivano negli inferi di invisibili orridi per poi riapparire d'improvviso, morbidamente adagiati sui prati gonfi di erba medica...
...E ovunque, sopra tutto, agghiacciava il biancore delle montagne di pietra.
Stipa lauro olivastro querciolo castagno leccio ontano faggio betulla remerino serpillo piperita mirto e genzianella si davano il passo e tornavano a incontrarsi confondendo le loro essenze, condividendo una fratellanza che qui durava come fosse ancora stipata nell'arca del patriarca Noè. E sempre l'occhio si confondeva per i troppo bruschi passaggi da una contrada all'altra, dove assieme abitavano la dolcezza e la durezza, il verde e il grigio, la montagna bianca e il mare indaco...



Parco dell'Appia Antica


Pier Paolo Pasolini - Poesie Mondane in "Poesia in forma di rosa"
...
Un solo rudere, sogno di un arco, di una volta romana o romanica, in un prato dove schiumeggia un sole il cui calore è calmo come un mare: lì ridotto, il rudere e senza amore.
Uso e liturgia, ora profondamente estinti, vivono nel suo stile - e nel sole - per chi ne comprenda presenza e poesia.



Parco del Conero


Robert Musil
- "L'uomo senza qualità"

"Qui, dove s'erano fermati, un giardino naturale saliva dalla lingua di spiaggia stretta fra le due braccia rocciose della costa come una ghirlanda di fiori e di fronte premuta sul petto, con viottoli che si snodavano in dolce e lungo pendio, verso un albergo piccolo, bianco, nascosto, e perfettamente deserto in quella stagione. Poco più in su non c'era altro che pietra vischiosa sfavillante nel sole, sotto i passi ginestre e cardi rossi, e, lanciato verso il cielo, l'immenso spigolo diritto e aspro dell'altipiano. Chi saliva ad occhi chiusi e poi li apriva di colpo, vedeva improvvisamente il mare immobile, come un ventaglio che s'è aperto con un rumore di tuono."



Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi


Dino Buzzati - "Barnabo delle montagne"

"Con i valloni deserti, con le gole tenebrose, con i crolli improvvisi di sassi, con le mille antichissime storie e tutte le altre cose che nessuno potrà dire mai..."