QUALITÀ
BIOLOGICA DEL SUOLO: ANALISI SVOLTE IN AREE DI IMPORTANZA TROFICA PER LA
POPOLAZIONE DI OCCHIONE NIDIFICANTE NEL PARCO REGIONALE DEL TARO
A cura di: dott. Paola
Peretti
MUSEO DI STORIA NATURALE
università DEGLI STUDI DI PARMA
1. QUALITA’
BIOLOGICA DEL SUOLO (QBS)
1.3. ESTRAZIONE DEI MICROARTROPODI
1.4. ALLESTIMENTO DEI PREPARATI
1.5. DETERMINAZIONE DELLE FORME
BIOLOGICHE (FB)
Tabella 1 -
Indici Ecomorfologici per il calcolo del QBS-ar
Note esplicative della tabella 1
Tabella 2 -
Completa per il calcolo degli EMI dei Collemboli
Tabella 3 -
Schema semplificato per il calcolo degli EMI dei Collemboli
Fig.1 –
All’interno dell’area evidenziata sono ubicate le aree di campionamento
2.1. CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE DI CAMPIONAMENTO
Fig. 5 – Area D – Erba medica Fig. 6 – Area I – Mais incolto
Fig. 7 – Area F – Erba medica Fig. 8 – Area B – Bietole incolto
2.2. MODALITA’ DI CAMPIONAMENTO E ANALISI DEI CAMPIONI
2.3. TRAPPOLE A CADUTA PER LA RACCOLTA DI MACROFAUNA
Fig.9 – Campione di suolo al momento del prelievo
Fig.10 –
Selettore di Berlese-Tullgren in funzione
Fig. 11 –
Trappola caduta per la raccolta di macrofauna
Fig. 12 –
Prelievo del contenuto
3.1. Qualità Biologica del Suolo
Tabella 5 -
QBS-c e corrispondente QBS-ar.
Fig. 13 –
Differenze rilevate con trappole a caduta per la raccolta di macrofauna.
4. BIBLIOGRAFIA
CITATA E CONSULTATA
Il suolo, in quanto strato basale degli ecosistemi terrestri, concorre a definirne la struttura ed il funzionamento; in rapporto a ciò, risulta fondamentale poterne determinare la qualità biologica e poter valutare il livello di biodiversità del popolamento edafico.
Nei sistemi naturali gli eventuali effetti di perturbazione vanno studiati a livelli di organizzazione superiori, quali sono quelli di popolazione e di comunità biologica; a tale scopo uno dei sistemi più promettenti è rappresentato dai bioindicatori. I microentomati costituiscono nel loro insieme una frazione rilevante dei microartropodi edafici e coprono uno spettro ambientale e dimensionale completo del popolamento edafico. Alcuni gruppi quali Collemboli e Proturi, che si sono evoluti nel suolo stesso e nelle sue dipendenze più strette, costituiscono un insieme di forme primitivamente edafiche, mentre altri, quali Ditteri e Coleotteri, si sono adattati alla vita edafica con le sole larve o, in alcuni casi, anche con gli stessi adulti. Negli organismi che vivono nel suolo è possibile evidenziare alcuni caratteri morfologici indicativi di un adattamento specifico all'ambiente edafico; tali caratteri possono essere più o meno evidenti in relazione per esempio al tempo che gli organismi considerati trascorrono nel suolo: si distinguono organismi edafoxeni, reperibili nel suolo solo occasionalmente, edafofili, che prediligono l'ambiente edafico pur potendolo abbandonare ed edafobi, che compiono nel suolo l'intero ciclo vitale. I microartropodi edafobi presentano quindi più sviluppati gli adattamenti convergenti, quali riduzione delle dimensioni e miniaturizzazione, riduzione di antenne, appendici ed eventuali organi deputati al salto, microatterismo o atterismo, assottigliamento dei tegumenti, spesso testacei e privi di pigmentazione, potenziamento delle strutture olfattive, dei chemiocettori ed igrocettori, riduzione degli organi deputati alla vista fino alla anoftalmia e potenziamento dell'organo postantennale nei collemboli. In base a questi caratteri è possibile ripartire gli organismi in gruppi omogenei dal punto di vista morfologico ed associare ad ogni gruppo un valore numerico, corrispondente ad una qualificazione della dipendenza di tali organismi dal suolo e dell'adattamento complessivo ad esso. La determinazione della Qualità Biologica del Suolo (QBS) permette di superare le difficoltà che caratterizzano un'analisi di tipo biocenotico, peraltro difficilmente realizzabile nel caso della pedofauna, e fornisce informazioni relative al livello di biodiversità della stazione in esame, attribuendo un peso maggiore alla presenza di forme "confinate" e quindi più sensibili all'eventuale degrado dell'ambiente in esame.
Il
presenta lavoro è stato realizzato con la finalità di valutare la Qualità
Biologica di aree di interesse trofico per la popolazione di Occhione (Burhinus oedicnemus (Linneo, 1758))
nidificante nel Parco Regionale del Taro.
La fauna del suolo è costituita da organismi particolarmente sensibili ad alterazioni di origine naturale o antropica ed agli equilibri chimico fisici che caratterizzano questo ambiente, tali organismi sono quindi considerabili buoni indicatori.
La procedura qui descritta viene proposta per la valutazione della Qualità Biologica del Suolo mediante un indice sintetico (QBS), descrittore sia delle caratteristiche del popolamento di microartropodi del suolo, sia del livello di biodiversità della stazione in esame. Tale indice si basa sull’applicazione del criterio delle forme biologiche (Sacchi, 1971) ai microartropodi edafici, con il duplice intento di dare una valutazione del livello di adattamento alla vita ipogea e di superare, sotto il profilo operativo, le ben note difficoltà dell’analisi tassonomica a livello di specie. Nei microartropodi del suolo il livello di adattamento alla vita edafica è leggibile a livello dei caratteri somatici e, in particolare nei Collemboli, questo può essere fatto senza spingere la diagnosi fino al livello di specie. E’ evidente l’interesse applicativo di poter procedere alla caratterizzazione del popolamento edafico di una stazione, e quindi della stazione stessa, in maniera spedita, considerando che esistono tecniche consolidate che permettono di effettuare in maniera affidabile l’estrazione dei microartropodi presenti in un campione.
Le fasi principali per determinare il QBS di una stazione sono le seguenti:
· Prelievo del campione
· Estrazione dei microartropodi
· Allestimento dei preparati
· Determinazione delle forme biologiche (FB)
· Calcolo del QBS
Nella stazione in esame si individua un’area omogenea per pendenza, esposizione e copertura vegetale (se presente) ove procedere al prelievo di campioni; nel punto scelto è consigliabile, soprattutto in ambienti naturali, definire il profilo pedologico e prelevare suolo in quantità tale da poter eseguire anche analisi di tipo chimico-fisico. I campioni per la determinazione del QBS vanno raccolti in periodi non secchi e non dopo piogge abbondanti. Una volta individuata l’area si procede all’asportazione dell’eventuale copertura erbacea (solo la porzione epigea) e della lettiera (quest’ultima viene conservata a parte), si delimita una microarea di 10X10 cm e si scava con un’apposita paletta fino ad una profondità di circa 10cm (5 in suoli molto argillosi); il campione così raccolto (Fig. 9) viene riposto in un apposito sacchetto, etichettato e riposto in un luogo non esposto al sole o comunque non riscaldato. L’utilizzo di carotatori a sezione quadrata è limitato a suoli privi di scheletro e di apparati radicali cospicui. Il campionamento, da ripetersi periodicamente, implica ogni volta il prelievo di un solo campione per area in esame in quanto, al fine della determinazione della Qualità Biologica del Suolo, non sono determinanti né la densità né la distribuzione spaziale della popolazione.
Una volta raccolto, il campione viene trasportato in laboratorio avendo cura che non subisca forti sbalzi termici, e si procede, entro le quarantotto ore dal prelievo, ad estrarre l’atmobios.
L’estrazione si effettua con il selettore di Berlese-Tullgren
(imbuto di 25 cm di diametro, setaccio con maglie di 2 mm, lampada da 60 Watt
posta a 25 cm di altezza sopra il setaccio) (Fig.10). Il campione viene posto
nel setaccio delicatamente, in uno strato omogeneo di circa 3 cm di altezza,
avendo cura che non resti scoperta alcuna porzione della superficie del
setaccio. Sotto l’imbuto viene posto un contenitore contenente un liquido
fissatore (due parti di alcool etilico ed una di glicerina). Il dispositivo di
estrazione va posto in un locale non disturbato e privo di sorgenti di
vibrazioni; si raccomanda, durante l’operazione di stratificazione del campione
nel setaccio, di porre sotto l’imbuto un contenitore senza liquido, il
terriccio che vi cadrà verrà riposto sopra al campione stratificato.
L’estrazione avrà una durata proporzionale al contenuto di acqua del campione
(si possono adottare dispositivi che consentono di determinare la perdita di
acqua dopo la selettura), in genere sono necessari almeno cinque giorni. Prima
di sospendere l’estrazione si consiglia di sostituire il contenitore contenente
il liquido fissatore con un secondo recipiente; il controllo di quest’ultimo,
dopo ventiquattr’ore, permette di stabilire se l’estrazione sia o meno
completa.
Posto termine all’estrazione si procede all’esame della selettura; questo si effettua sugli esemplari conservati nello stesso liquido di raccolta, utilizzando uno stereomicroscopio con ingrandimenti tra i 20X ed i 40X, versando il campione del contenitore di raccolta in una petri e ponendo sotto di essa un reticolo che agevola l’esame stesso. Per i Collemboli può essere utile una chiarificazione degli esemplari (ciò è necessario quando si ritenga di dover procedere ad un approfondimento tassonomico), in questo caso si consiglia l’utilizzo del liquido di Gisin (Gisin, 1960).
Si procede quindi a rilevare le diverse forme biologiche presenti nella selettura: si ripartiscono gli esemplari presenti in gruppi il più possibile omogenei dal punto di vista morfologico o Forme Biologiche (FB); le FB sono quindi gruppi caratterizzati dall’avere gli stessi caratteri morfologici convergenti. Questa ripartizione viene fatta in base ai caratteri indicati nelle tabelle degli Indici Ecomorfologici (EMI), che permettono di associare ad ogni gruppo un valore numerico (Tab. 1). Nel caso della tabella 1 si procede preliminarmente alla ripartizione degli esemplari per grandi gruppi, come ivi indicato. La definizione dei gruppi omogenei è un’operazione molto delicata, in quanto può portare a valutazioni scorrette del QBS: se si attribuiscono FB diverse ad un unico gruppo si avrà una sottostima dell’indice, se si ripartiscono arbitrariamente esemplari della stessa FB a FB differenti, si avrà una sovrastima dell’indice. L’obiettivo della tabella 2 è appunto quello di minimizzare tali possibili errori. Gli EMI servono non solo per la valutazione del QBS della stazione, ma anche per verificare la congruenza tra QBS e caratteristiche mesologiche della stazione stessa. Nel caso non sia abbia una buona conoscenza delle diverse forme biologiche dei Collemboli, è possibile utilizzare la tabella 3, di uso più rapido, attraverso la quale si determina un valore EMI utilizzabile per il calcolo del QBS generale dei microartropodi. Si dispone quindi di due indici: quello relativo a tutti i microartropodi (Tab. 1), che indicheremo con QBS-ar, che ci fornisce una visione più ampia e complessiva del popolamento edafico, per il quale i valori degli EMI sono compresi tra 1 e 20; quello relativo ai soli Collemboli, che indicheremo con QBS-c, più specifico ma anche operativamente più difficile da determinare, per il quale i valori degli EMI sono compresi tra 0 e 40 (Tab.2).
Una volta definiti gli EMI per i diversi gruppi si può procedere al calcolo del QBS, il quale è semplicemente la sommatoria dei differenti EMI. Vi è tuttavia una differenza tra il calcolo del QBS-ar e quello del QBS-c: quando si determina il QBS-ar, ai gruppi aventi caratteri morfologici di spiccato adattamento al suolo (ad esempio Proturi o Acari), è assegnato un singolo valore di EMI, mentre per i gruppi nei quali è possibile riconoscere differenti livelli di adattamento (ad esempio Collemboli o Coleotteri), è indicato un intervallo di valori (valori maggiori vengono assegnati alle specie maggiormente adattate alla vita nel suolo, l’attribuzione del valore di EMI viene fatta in base alle note esplicative della tabella 1). Se in un gruppo sono presenti più FB si adotta il valore più alto, corrispondente al massimo adattamento mostrato dal gruppo in quella stazione. Nel caso invece della determinazione del QBS-c, il valore dell’indice corrisponde alla sommatoria di tutti gli EMI rilevati in base alla tabella 2, nel caso si utilizzi tale valore per il calcolo del QBS-ar è necessario dividelo per due; nel caso invece si utilizzi la tavola riportata in tabella tre, il punteggio EMI scelto è direttamente utilizzabile per il calcolo del QBS-ar. Tale differenza è da attribuirsi al fatto che, nel caso del QBS-ar, la differenziazione tra le FB nell’ambito dei diversi gruppi non è omogenea (per alcuni gruppi si assume un’unica FB, per altri se ne adottano diverse).
Tabella 1 - Indici Ecomorfologici per il calcolo del QBS-ar |
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Gruppo |
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Punteggio |
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Proturi |
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20 |
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Dipluri |
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|
20 |
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Collemboli |
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1-20 |
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Microcoryphia |
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10 |
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Zygentomata |
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10 |
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Dermatteri |
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1 |
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Ortotteri |
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|
1-20 |
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Embiotteri |
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10 |
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Blattari |
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5 |
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Psocotteri |
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1 |
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Emitteri |
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|
1-10 |
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Tisanotteri |
|
1 |
|
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Coleotteri |
|
1-20 |
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Imenotteri |
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1-5 |
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Ditteri (larve) |
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10 |
|
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Altri olometaboli (larve) |
10 |
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(adulti) |
1 |
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Per altri microartropodi viene proposto il seguente
punteggio: |
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Pseudoscorpioni |
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20 |
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|
Palpigradi |
|
20 |
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|
Opilionidi |
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|
10 |
|
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|
Araneidi |
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|
1-5 |
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Acari |
|
|
20 |
|
|
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Isopodi |
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|
10 |
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Diplopodi |
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10-20 |
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Pauropodi |
|
20 |
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|
Sinfili |
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|
20 |
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Chilopodi |
|
|
10-20 |
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Per alcuni gruppi sistematici è indicato un solo valore di EMI, in altri casi un intervallo. Nel primo caso si tratta di un valore massimale ritenuto rappresentativo del livello di adattamento al suolo del gruppo stesso, nel secondo caso non si è ritenuto corretto attribuire un unico valore di EMI, data la variabilità di caratteri presenti all’interno del gruppo. Fatta eccezione per i Collemboli, per i quali è stato elaborato un apposito sistema di determinazione del valore di EMI (che andrà diviso per due, n quanto il valore massimo possibile è 40 e non 20 come nel sistema generale), per gli altri gruppi si applica il seguente sistema.
Ortotteri In generale il valore EMI è pari a 1, salvo il genere Grillotalpa (di agevole riconoscimento). Si osserva tuttavia che si tratta più propriamente di megafauna o macrofauna e pertanto non andrebbero conteggiati, come del resto i membri della famiglia Grillidae. Per essi l’EMI è uguale a 20.
Emitteri In generale perché forme per la maggior parte epigee o radicicole punti 1
Larve delle cicale, per le quali vale la precedente osservazione punti 10
Coleotteri Per le forme chiaramente epigee punti 1
I principali adattamenti alla vita endogena rilevabili
nell’ispezione diretta degli esemplari sono:
a) dimensioni inferiori ai 2 mm punti 4
b) tegumenti sottili, con colori, spesso testacei punti 5
c) microatterismo o attesismo (relativamente alle ali
metatoraciche, carattere rilevabile per trasparenza) punti 5
d) microoftalmia o anoftalmia punti 5
Imenotteri In generale punti 1
Formicidi punti 5
Araneidi Forme piccole e scarsamente pigmentate punti 5
Forme superiori ai 5 mm punti 1
Diplopodi Forme superiori ai 5 mm punti 5
Forme inferiori ai 5 mm punti 20
Chilopodi Forme superiori ai 5 mm, ma con zampe ben sviluppate punti 10
Altre forme punti 20
Tabella 2 - Completa per il calcolo degli EMI dei Collemboli |
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Carattere |
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Punteggio |
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EMI |
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Dimensioni |
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- |
grandi |
> 3 mm |
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0 |
- |
medie |
2 - 3 mm |
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|
2 |
- |
piccole |
< 2 mm |
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4 |
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Pigmentazione |
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|
- |
con livrea complessa (es. Orchesella, Seira) |
|
0 |
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- |
con livrea semplice (es. Isotomurus, Tomocerus) |
|
1 |
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- |
concolore (o limitata alle appendici, distalmente) |
|
3 |
||||
- |
assente |
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6 |
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|
Fanere ed altre strutture tegumentarie |
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- |
grande sviluppo di macrochete e/o squame, presenza |
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di tricobotri |
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0 |
|
- |
ricoprimento modesto di fanere |
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1 |
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- |
specializzazione topografica delle chete, ridotte di
numero, |
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|
sensilli particolari sulle antenne, PAO presente, AD |
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|
presenti (questi caratteri possono non essere tutti
presenti) |
3 |
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- |
poche chete, sensori e strutture particolari presenti in |
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|
più parti del corpo |
|
|
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6 |
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|
|
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|
Anoftalmia |
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- |
8 + 8 ocelli |
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|
|
0 |
|
- |
6 + 6 ocelli |
|
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|
2 |
|
- |
da 5 + 5 a 1 + 1 |
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|
3 |
|
- |
0 + 0 |
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6 |
|
|
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Antenne |
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- |
antenne molto più lunghe della diagonale del capo |
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0 |
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- |
circa equidimensionali |
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2 |
||
- |
più corte |
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|
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3 |
- |
molto ridotte (spesso con sensilli particolari) |
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6 |
||||
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Zampe |
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- |
molto sviluppate |
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|
0 |
|
- |
mediamente sviluppate |
|
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|
2 |
||
- |
corte |
|
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|
|
3 |
- |
ridotte o con empodio ridotto o assente, unghia |
|
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||||
|
spesso senza denticolazioni |
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|
|
6 |
||
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|
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|
Furca |
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|
- |
molto sviluppata |
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|
|
|
0 |
|
- |
mediamente sviluppata |
|
|
|
2 |
||
- |
poco sviluppata con riduzione del numero di setole |
|
3 |
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- |
assenza di mucrone e/o alterazione della forma del |
|
|
||||
|
manubrio e dei denti |
|
|
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5 |
|
- |
assenza della furca o sua riduzione a rudimento |
|
6 |
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Si osserva che l'EMI calcolato con questa tabella ha come
valore massimo 40 pertanto |
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può essere utilizzato per il calcolo del QBS-ar solo dopo
averlo diviso per due. |
Tabella 3 - Schema semplificato per il calcolo degli EMI dei Collemboli |
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Carattere |
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Punteggio |
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EMI |
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1) |
Forme francamente epigee: appendici
allungate, ben sviluppate, |
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apparato visivo (macchia ocellare e
occhi) ben sviluppato, dimensioni |
1 |
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|
medie o grandi, presenza di livrea
complessa |
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2) |
Forme epigee non legate alla vegetazione
arborea, arbustiva o erbacea |
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|
con buon sviluppo dele appendici, con
forte sviluppo (eventualmente) |
2 |
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di setole o copertura fortemente
protettiva di squame, apparato |
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|
visivo ben sviluppato |
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3) |
Forme di piccola dimensione (ma non
necessariamente) con medio |
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sviluppo delle appendici, apparato
visivo sviluppato, livrea modesta, |
4 |
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forme generalmente limitate alla
lettiera |
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4) |
Forme emiedafiche con apparato visivo in
genere sviluppato, appendici |
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non allungate, livrea concolore |
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6 |
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5) |
Forme emiedafiche con riduzione del
numero di ocelli, appendici poco |
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sviluppate, talvolta con furca ridotta o
assente, presenza di pigmentazione |
8 |
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6) |
Forme euedafiche con pigmentazione
assente, riduzione o assenza di |
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ocelli, furca presente ma ridotta |
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10 |
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7) |
Forme francamente euedafiche:
depigmentate, prive di furca, appendici |
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tozze, presenza di struttura tipiche
come pseudooculi, PAO sviluppato |
20 |
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(carattere non necessariamente
presente), strutture sensoriali apomorfiche |
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Il punteggio EMI determinato in base
alla presente tabella può essere direttamente utilizzato |
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per il calcolo del QBS-ar. |
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Le
aree di indagine sono state individuate attraverso indicazioni fornitemi dai
ricercatori responsabili del monitoraggio della popolazione di Occhione. Questa
specie infatti si riproduce nel greto del fiume Taro ed utilizza aree
perifluviali per il foraggiamento. Sono stati prelevati ed analizzati campioni
di suolo provenienti da ciascuna delle otto aree scelte dagli uccelli come siti
di foraggiamento ed individuate mediante radio-tracking; per ciascuna di esse è
stata scelta come controllo un’area limitrofa che non risultava essere di
interesse trofico per gli Occhioni. Essendo E ed F caratterizzati da colture
diverse ma tra loro confinanti, è stato scelto per entrambi un unico controllo
L (Fig. 4).
Ogni
area è contraddistinta da una lettera ed ogni campionamento in essa effettuato
da un numero romano (ad esempio: A II
corrisponde al secondo campionamento dell’area A).
Le aree contrassegnate dalle lettere A, B, C, D,
E, F, G, indicate nelle foto aeree con il colore rosso, indicano zone di foraggiamento,
dove sono stati effettuati tre campionamenti successivi, le aree H, I, L, M, N,
O, P, Q, indicate con il colore giallo, corrispondono alle aree di controllo,
studiate ciascuna con due campionamenti successivi (Fig. 2, 3, 4).
Le 15 aree sono localizzate dalla parte sinistra
rispetto al fiume Taro (Fig.1) e solo A ed il corrispondente controllo M si
trovano all’interno del territorio delimitato ad est dal fiume e ad ovest
dall’autostrada A15, mentre le rimanenti sono localizzate ad ovest rispetto all’autostrada.
A, E, F, G, L, M, N, sono ubicate nel comune di Noceto, H, I, D, B, C, O, P, Q,
nel comune di Medesano.
I terreni analizzati erano tutti adibiti ad uso
agricolo: le aree M, E ed R sono rimaste prato stabile durante l’intero periodo
di campionamento mentre A è stata mantenuta a prato fino all’inizio
dell’autunno, dopo il quale è stata seminata a frumento; l’area B è stata
coltivata a bietole durante il periodo estivo ed è successivamente rimasta
incolta; P, D, F, N, ed O erano coltivazioni di erba medica, mentre C, Q, I, G,
ed H, coltivate a mais in primavera, sono rimaste incolte durante tutto il
periodo estivo, al termine del quale solo H è stata arata.
(ottobre 2000) (ottobre 2000)
Area
E – Prato stabile (ottobre 2000)
(ottobre 2000)
All’interno dell’area prescelta veniva individuata una zona omogenea come pendenza, esposizione e copertura vegetazionale, si asporta la porzione epigea dell’eventuale copertura erbacea e della lettiera (se presente) e si procedeva al prelievo di una “mattonella” di suolo avente dimensioni di 10x10 cm e profonda circa 10-15 cm (Fig. 9). Per il campionamento non è stato utilizzato un carotatore in quanto l'uso di questo strumento è limitato a suoli privi di scheletro e di apparati radicali cospicui, inoltre le percussioni necessarie per inserirlo nel terreno influiscono negativamente sulle condizioni della fauna edafica. Ogni campionamento prevedeva il prelievo di un solo campione per ogni area in esame.
I campioni non potevano essere raccolti in ogni periodo
dell’anno, ma solo quando è massima la biodiversità, quindi non durante i
periodi estremamente caldi oppure dopo piogge abbondanti o forte vento. La
prima serie analizzata è stata prelevata a partire dal 17/05/2000, subito dopo
l’individuazione delle aree di interesse trofico per gli Occhioni, mentre
durante la seconda metà del mese di giugno l’elevata temperatura ha reso
impossibile proseguire. Il campionamento è ripreso il 09/10/2000 ed è stato in
parte ostacolato dall’elevata piovosità
dei mesi autunnali.
Durante la raccolta dei campioni sono state rilevate la
temperatura del terreno e quella dall’aria (misurate in °C), registrate l’ora
del prelievo e le condizioni meteorologiche locali. I campioni raccolti
venivano portati in laboratorio avendo cura di evitare sbalzi termici, a cui la
fauna edafica è particolarmente sensibile, e qui sono stati calcolati per
ognuno l’acqua in esso contenuta e l’acqua di ritenzione. Per il campione PI
non è stato possibile calcolare l’acqua in esso contenuta per difficoltà
tecniche.
I campioni di suolo venivano poi sistemati nel selettore
di Berlese -Tullgren (Fig. 10), dove rimanevano per un periodo di circa 12
giorni. Questo metodo di estrazione della mesofauna e della macrofauna di
minori dimensioni sfrutta i tropismi degli organismi edafici, essi infatti
tendono a sfuggire sia l’innalzamento termico sia la continua riduzione della
disponibilità di acqua contenuta nel campione, dovute alla costante
evaporazione causata dalla lampada. Gli individui estratti cadevano nel
recipiente contenente il liquido fissatore (alcol e glicerina in proporzioni di
3:1). Dopo circa una settimana il recipiente di raccolta veniva sostituito, al
fine di verificare se l’estrazione avvenuta durante la prima settimana fosse
stata completata.
Per migliore conferma del metodo da ciascuna delle aree
A, B, D ed E, in data 19/06/2000, sono stati raccolti contemporaneamente due
campioni di suolo, uno dei quali è stato posto in un selettore con lampadina da
60 w mantenuta costantemente accesa,
mentre l’altro in un selettore equivalente la cui lampada è rimasta spenta.
Questo con lo scopo di verificare se la costante evaporazione e la continua
riduzione della disponibilità di acqua indotte dal calore della lampada
potessero favorire l’estrazione della fauna edafica. I campioni ottenuti per
selettura senza lampada sono indicati con un asterisco: A II*, B II*, D II*, E
II*.
In ciascuno dei campioni ottenuti per selettura si è
proceduto alla determinazione dei gruppi presenti. Nel caso dei microartropodi
è stato fatto un riconoscimento a livello di ordine e ad ogni gruppo sono stati
associati i corrispondenti valori numerici degli EMI, la cui sommatoria ci
fornisce il QBS-ar.
Per un ulteriore approfondimento dello studio del
popolamento edafico sono stati individuati quattro campioni aventi colture
diverse (mais, bietole, erba medica e prato stabile) e per ciascuno di questi è
stato calcolato il QBS-c.
A completamento del quadro faunistico, all’interno
dell’area A e del corrispondente controllo I sono state posizionate due serie di
10 di trappole a caduta per ciascuna area, per un totale di 40 trappole. Queste
consistevano in recipienti di plastica del diametro di 7cm e profonde 9,5cm,
parzialmente riempite con Glicole etilenico monoetiletere, interrate a livello
del suolo e coperti con una pietra mantenuta leggermente sollevata ad una delle
estremità (Fig. 11). In entrambe le aree sono state interrate in due fasi
successive 10 trappole, disposte in due file parallele, ad una distanza di
circa quattro metri l’una dall’altra. 20 trappole (rispettivamente 10
nell’area A e 10 nell’area I), sono state posizionate in data 01/10/2000 e
mantenute in loco fino al 12/10/2000; altre 20, disposte in modo equivalente,
sono state posizionate in data10/11/2000 rimosse il 06/12/2000. L’elevata piovosità
che ha caratterizzato il mese di novembre ha in parte ostacolato la raccolta di
macrofauna ed è per questo motivo che la seconda serie di trappole è stata
lasciata in loco per in periodo di tempo più lungo.
Ogni due giorni venivano
controllate le singole trappole e
prelevato il contenuto (Fig.12). Al fine di comparare i dati relativi
alle trappole dell’area D con quelli del corrispondente controllo, sono state
calcolate le sommatorie, in valore assoluto, delle differenze dei totali degli
individui appartenenti a ciascuno dei gruppi sistematici rinvenuti durante
l’intero periodo di campionamento (Fig.13)
Tabella 4 -
Dati relativi ai campioni di suolo prelevati nelle aree trofiche e nei
rispettivi controlli
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Tabella 5 -
QBS-c e corrispondente QBS-ar.
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In tabella 6 ed in tabella 7 vengono riportati i gruppi sistematici
rinvenuti con le trappole a
caduta. I dati relativi alle singole trappole vengono riportati in
appendice.
Tab. 6 -
Gruppi sistematici rinvenuti con trappole a caduta (sono riportati gli
individui di dimensioni superiori a 1
cm).
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Periodo di campionamento
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Gruppi sistematici
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Tab. 7 -
Gruppi sistematici rinvenuti con trappole a caduta (sono riportati gli
individui di dimensioni superiori a 1
cm).
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Fig. 13 –
Differenze rilevate con trappole a caduta per la raccolta di macrofauna.
Le date si riferiscono ai periodi di campionamento.
GHISIN H, 1960,
Collembolenfauna Europas, Museum D' Histoire Naturelle, Genève.
MATTHEY W., DELLA SANTA E., WANNENMACHER C.,1992,
Guida pratica all'ecologia, Zanichelli, Bologna.
PROVINI A., GALASSI S.,MARCHETTI R., 1998, Ecologia applicata, CittàStudiEdizioni, Torino.
PARISI V., 1974, Biologia e ecologia del suolo,
Boringhieri, Torino.
A.A. V.V., 1994, Il Parco Fluviale Regionale del
Taro, Regione Emilia - Romagna.
SACCHI C.F., TESTARD P., 1971, Ecologie
animale, Doin, Parigi.