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Ciprinidi

La natura nell'acqua | I pesci del parco del Taro | Ciprinidi

CIPRINIDI

Barbo comune
Cavedano
Barbo canino
Gobione
Vairone
Alborella
Carpa
Carassio
Lasca
Savetta


Barbo comune

Barbus plebejus

Caratteristiche: linea laterale con 58-77 squame; pinna dorsale con 4 raggi indivisi e 8/9 divisi; pinna anale con 3 raggi indivisi e 5 divisi; denti faringei triseriati. Lunghezza massima fino a 60 cm; peso fino a 4 kg.

Le caratteristiche diagnostiche che riportiamo sono quelle classiche riportate nei testi di ittiologia; va segnalato doverosamente che la tassonomia di questa specie e di tutto il genere Barbus sono attualmente in fase di revisione; questo fatto potrebbe portare a delle sostanziali variazioni di quanto precedentemente indicato.

Barbo comune - Barbus plebejus - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: si riconosce facilmente dalla caratteristica bocca infera munita di 4 bargigli, di cui la coppia posteriore è nettamente più lunga di quella anteriore; il corpo è affusolato, con la parte ventrale quasi rettilinea e quella dorsale decisamente incurvata; è ricoperto da squame piuttosto grandi, anche se più piccole di quelle del barbo canino.   

Il capo è alquanto allungato; gli occhi sono piccoli, scuri, rivolti leggermente verso il basso. Il dorso è bruno scuro o bruno-verdastro, i fianchi sono in genere dello stesso colore con riflessi dorati, il ventre biancastro, anche se si notano sfumature cromatiche a seconda dell'ambiente in cui vive. 

Le pinne sono di grigiastre o brune, ma durante il periodo delle fregola possono assumere sfumature rosse o arancio. Sono presenti numerose piccole macchie brune su tutto il corpo ed in particolare sulla pinna dorsale e su quella anale.

Biologia: predilige i corsi d’acqua di fondovalle o dell'alta pianura, con acque correnti, limpide e fresche, a fondo ghiaioso, sassoso o sabbioso, preferibilmente con portate idriche medio-alte. E’ un ottimo nuotatore, ed è facile notarlo in corrente od in prossimità di massi o piloni sommersi dove l'acqua crea dei vortici. È una specie gregaria, che forma branchi di numerosi individui.

È un pesce di fondo che fruga, soprattutto di notte, tra i ciottoli alla ricerca di cibo, aiutato dai barbigli che hanno anche una funzione tattile. Le sue prede sono costituite da vermi, molluschi, larve di insetti, uova ed avannotti di altri pesci e talvolta da detriti vegetali.

Trascorre l'inverno in uno stato di semi-letargo, di solito protetto in buche profonde.

La riproduzione avviene da maggio a luglio a seconda delle zone, su fondali ghiaiosi o sabbiosi; la femmina depone fino a 20 mila uova di piccolo diametro, leggermente adesive, che possono venire fecondate anche da più maschi.

Subito prima del periodo riproduttivo è in grado di compiere notevoli spostamenti (a volte anche per decine di Km) alla ricerca dei luoghi adatti alla riproduzione.

Distribuzione: nelle acque del Taro all’interno del parco il barbo comune è una specie diffusa ed abbondante.

Il Barbus plebejus, recentemente elevato al rango di specie differenziandolo dal barbo transalpino Barbus barbus, è una specie diffusa in buona parte d'Italia, isole escluse, ed in Dalmazia.

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Cavedano

Leuciscus cephalus

Caratteristiche: 41- 40 squame lungo la linea laterale; pinna dorsale con 3 raggi indivisi seguiti da 7/9 divisi; pinna anale anch'essa con 3 raggi indivisi seguiti da 7/9 divisi; denti faringei su due file; lunghezza massima 60 cm; peso fino a 6 Kg.

Cavedano - Leuciscus cephalus - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: è un pesce dal corpo massiccio, quasi cilindrico, allungato; la bocca è piuttosto grande, obliqua, rivolta verso l'alto e dotata di labbra robuste. Le squame sono grandi, di colore brillante, provviste di una fine punteggiatura nera, quasi unita a formare una specie di reticolo; il margine è sempre più scuro. La linea laterale appare molto evidente.

La colorazione del dorso è variabile in una ampia gamma di grigi fino ad un colore brunastro; i fianchi, anch'essi di colorazione assai variabile, presentano riflessi argentei o dorati. Gli occhi sono grandi e di colore giallo dorato.

Biologia: è un pesce che popola prevalentemente le acque correnti e limpide, spingendosi a volte in profondità nella zona a trote; al tempo stesso si può rinvenire anche in acque tipicamente ciprinicole o addirittura salmastre. Gli individui giovani mostrano tendenze gregarie formando branchi composti anche da un centinaio di individui; i soggetti adulti sembrano manifestare tendenze più solitarie. Si tratta di un pesce praticamente onnivoro, con una dieta che comprende larve acquatiche e insetti alati, piante acquatiche, uova, avannotti; a volte pratica anche l'ittiofagia.

È specie ad alto potenziale riproduttivo, la femmina può deporre fino a 200 mila uova, nel periodo compreso fra aprile e luglio a seconda delle località e della temperatura dell'acqua.

La deposizione delle uova avviene nelle vicinanze delle rive su ghiaia fine, sabbia, pietrisco ma a volte anche su vegetazione acquatica. La schiusa avviene, a seconda della temperatura dell'acqua, in 3/7 giorni, l'accrescimento è piuttosto lento e la maturità sessuale non viene raggiunta prima del quarto anno di vita.

Le popolazioni di cavedano sono piuttosto resistenti all’inquinamento e sembrano attualmente in una fase di espansione demografica, probabilmente favorite in questo da un deterioramento generale della qualità delle acque dei fiumi italiani e dalla manomissione diffusa degli alvei, dimostrandosi sotto questo aspetto una specie estremamente opportunista.

Distribuzione: nel settore di Taro ricedente nel parco il cavedano risulta una specie molto comune presente con popolazioni molto ricche di individui.

Questa specie è inoltre  presente in tutta Europa con varie sottospecie, anche se recentemente la validità tassonomica di molte di esse  stata messa in discussione.

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Barbo canino

Barbus meridionalis

Caratteristiche: 48-55 squame lungo la linea laterale; pinna dorsale con 3 raggi indivisi e 7/9 divisi; pinna anale con 2/3 raggi indivisi e 5/6 indivisi; la lunghezza massima è di 30 cm; il peso fino a 300 grammi.

Barbo canino - Barbus meridionalis - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: è simile nella sua forma generale al barbo comune, ma le dimensioni sono più contenute. Si differenzia soprattutto per la numerose macchie brune, assai più grandi di quelle notate nel barbo comune, disposte sul dorso e sui fianchi. Tutte le pinne presentano una macchiettatura nerastra. Durante il periodo della fregola le pinne pettorali, ventrali, anale ed anche i bargigli possono assumere una colorazione rossastra od aranciata.

Biologia: predilige le acque correnti e fresche e si spinge a monte, nella zona delle trote, con più facilità rispetto al barbo comune. Le linee generali della biologia di queste due specie sono sovrapponibili, anche se effettivamente le conoscenze specifiche sul barbo canino sono piuttosto contenute. L'alimentazione è legata strettamente alle sue abitudini di pesce di fondo, dove rinviene vermi, larve di insetti, molluschi, uova ed avannotti. La riproduzione avviene fra maggio e giugno, la deposizione delle uova è legata a substrati di tipo ghiaioso o sabbioso. L'accrescimento di questa specie è piuttosto lento.

È una specie in fase di contrazione demografica, troppo spesso non adeguatamente protetta; sarebbe auspicabile il divieto di pesca, almeno nelle regioni dell'Italia nord-orientale dove le popolazioni sono in genere assai ridotte.

Distribuzione: il barbo canino è piuttosto raro nelle acque del parco, dove è presente con un numero limitato di individui principalmente nel tratto iniziale compreso fra Fornovo e Giarola.

Si tratta di una specie tipica dell'Europa meridionale, dove si rinviene nel bacino meridionale del Rodano ed in diversi dei fiumi che sfociano nel Mediterraneo. Nel resto dell’ Italia la sua distribuzione è poco conosciuta, ma è segnalato in quasi tutta la zona centro-settentrionale.

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Gobione

Gobio gobio

Caratteristiche: linea laterale con 36-44 squame; pinna dorsale con 5/7 raggi divisi; pinna anale con 6/8 raggi divisi; 2 barbigli ai margini della bocca.

Lunghezza massima fino a 20 cm; peso fino 150 gr.

Gobione - Gobio gobio - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: il corpo si presenta allungato, anteriormente subcilindrico con la tendenza a comprimersi lateralmente nella regione caudale.

Il capo è massiccio, la bocca, dotata di labbra carnose, è provvista di due barbigli inseriti a livello della mascella superiore.

Il corpo è ricoperto da squame piuttosto grosse, ben impiantate con una linea laterale ben evidente.

L'origine delle pinne ventrali è arretrata rispetto all'origine della dorsale.

La colorazione è variabile; in genere il dorso è brunastro, i fianchi ed il ventre sono marroni o giallastri; una serie di grosse macchie brune è presente nella parte alta dei fianchi a formare una specie di banda subito sopra il profilo della linea laterale; le pinne presentano una fitta macchiettatura bruno-nerastra.

Biologia: è un pesce gregario, vive in gruppi numerosi sia in acque veloci, dove può spingersi sino alla zona del temolo, che in acque potamali purché a fondo sabbioso e non eccessivamente inquinate, dato che questa specie risulta esigente in fatto di ossigeno disciolto; è presente anche in acque lacustri.

L'alimentazione è essenzialmente a base animale: larve d’insetti acquatici, vermi, molluschi, crostacei, talvolta piccoli pesci sono le sue prede principali. Nella ricerca del cibo si serve dei barbigli che svolgono una funzione sensoriale.

Vive abitualmente in profondità, anche se durante il periodo caldo tende a portarsi verso la superficie o in acque poco profonde.

La riproduzione avviene da maggio a giugno, le uova vengono deposte sul fondo e schiudono in due o tre settimane; secondo alcuni autori (Tortonese, 1970) ogni femmina depone da 1000 a 3000 uova, secondo altri (Chaumeton, 1985) soltanto poche centinaia una sola volta nella vita.

L'accrescimento è lento ed al primo anno di età raggiunge a malapena i 5 cm.

Distribuzione: nelle acque del Taro il gobione è presente con una certa regolarità, ma con un numero limitato di individui, nel tratto iniziale di competenza del Parco compreso all’incirca fra Fornovo e Giarola.

In Italia la specie è presente essenzialmente nelle acque del bacino padano; è presente inoltre in quasi tutto il resto d'Europa, Asia settentrionale e centrale sino alla Mongolia.

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Vairone

Leuciscus souffia

Caratteristiche: pinna dorsale con 10 raggi, pinna anale con 10-13 raggi divisi, pinna ventrale con 10 raggi. Presenza di denti faringei. Lunghezza massima 25 cm.

Vairone - Leuciscus souffia - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: il corpo è fusiforme, lateralmente poco compresso; il dorso è di color nero-grigio con riflessi blu metallico, i lati sono argentei, il ventre è bianco argenteo. Le pinne hanno una colorazione arancio nella parte basale.

La bocca è in posizione ventrale. La linea laterale è giallo-rossastra.

 

Biologia: vive prevalentemente in prossimità del fondo, dove trova anche il nutrimento costituito da plancton, vermi, piccoli animali bentonici e talvolta anche da elementi vegetali.

La riproduzione avviene nel periodo tardo primaverile; gli individui raggiungono la maturità sessuale a 2 o 3 anni; i maschi presentano, in questo periodo, piccoli tubercoli nuziali sulla testa e sulle pinne pettorali.

È una specie amante di acque limpide, ricche di ossigeno e dotate di una discreta velocità di corrente; Il vairone è una specie di abitudini gregarie e forma spesso branchi di numerosi individui.

Colonizza principalmente il medio corso dei fiumi sovrapponendosi in parte alla zona terminale di distribuzione dei salmonidi ed occupando, in genere, la stessa fascia longitudinale in cui sono presenti anche il barbo canino e la sanguinerola.

Il vairone è una specie di abitudini gregarie e forma spesso branchi di numerosi individui.

Colonizza principalmente il medio corso dei fiumi sovrapponendosi in parte alla zona terminale di distribuzione dei salmonidi ed occupando, in genere,  la stessa fascia longitudinale in cui sono presenti anche il barbo canino e la sanguinerola.

L'accrescimento lineare non risulta molto veloce: alla fine del primo anno di vita i giovani vaironi misurano circa 6-7 cm, 10-12 cm alla fine del secondo e circa 13-14 cm verso la fine del terzo anno; solo pochi individui in genere raggiungono dimensioni maggiori.

Il vairone è una specie che ha subito una forte contrazione del proprio areale di distribuzione nel corso di questi ultimi decenni, principalmente a causa della manomissione idraulica ed al degrado di molti di quei corsi d'acqua pedemontani che costituivano il suo habitat preferenziale.

Distribuzione: il vairone è presente con regolarità in tutto il tratto di Taro compreso nel parco; da un punto di vista quantitativo la specie risulta leggermente più abbondante nel tratto iniziale compreso all’incirca fra Fornovo e Giarola.

Il vairone è presente in quasi tutta l’Italia centro-settentrionale.

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Alborella

Alburnus alburnus alborella

Caratteristiche: linea laterale con 42 - 51 squame; pinna dorsale con 3 raggi indivisi seguiti da 7/8 divisi; pinna anale con 13/17 raggi divisi; lunghezza massima fino a 20 cm, peso fino a 50 gr.

Alborella - Alburnus alburnus alborella - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: è un piccolo pesce dalla forma assai slanciata; la bocca è abbastanza piccola, nettamente obliqua; la mascella inferiore è leggermente prominente.

La pinna caudale è forcuta, appuntita agli apici; la pinna anale prende origine all'altezza degli ultimi raggi della dorsale.

Il colore del dorso è bruno-verdastro, i fianchi ed il ventre sono argento brillante; è presente inoltre una banda longitudinale di colore grigio-verde che va dal margine posteriore dell'opercolo al peduncolo caudale.          

Biologia: è una specie dalle spiccate abitudini gregarie, vive di regola in branchi anche molto numerosi sia nelle acque correnti che in quelle lacustri.

Predilige acque limpide  non troppo fredde e si rinviene sia negli ultimi tratti del rhitron che nel potamon, dove però evita le acque troppo torbide, con vegetazione eccessivamente fitta o con bassi tenori di ossigeno.

Si rinviene inoltre in tutta la fascia delle risorgive.

Vive per buona parte dell'anno in prossimità della superficie, preferibilmente lungo le rive, scendendo in profondità soltanto nel periodo della latenza invernale.

Il regime alimentare dell'alborella è piuttosto vario; importante è la componente fitoplanctonica, anche se la dieta vegetale viene integrata da larve di insetti, oligocheti e crostacei.

La riproduzione avviene fra giugno ed agosto; la femmina depone in più riprese 1500-2000 uova in acque basse, lungo le rive; le uova, piccole e leggermente adesive, si schiudono nel giro di una settimana. La maturità sessuale viene raggiunta intorno al terzo - quarto anno di età.

Questa specie può ibridarsi con relativa facilità con cavedano, triotto e scardola.

L'alborella rappresenta un importante anello nella catena alimentare di molti ecosistemi acquatici costituendo la principale fonte di cibo per molte specie predatrici, come il luccio, la trota ed il persico.

Distribuzione: l’alborella nel corso dei campionamenti con elettrostorditore è stata catturata solo a valle della briglia di Ponte Taro; i pescatori hanno tuttavia segnalato la sua presenza in tutto il settore di Taro ricadente nel parco, in particolare nel tratto terminale compreso fra Collecchiello e Ponte Taro; ritueniamo non certa questa segnalazione, in quanto l’alborella potrebbe essere stata confusa con altri pesci.

La sottospecie italiana era originariamente diffusa nel bacino padano e probabilmente in Slovenia e Dalmazia, ma in seguito è stata artificialmente introdotta in molte altre località dell'Italia centro-meridionale.

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Carpa

Cyprinus carpio

Caratteristiche: 35-40 squame lungo la linea laterale (nella varietà selvatica); pinna dorsale con 17-22 raggi indivisi; pinna anale con 3-5 raggi divisi; 4 barbigli ai lati della bocca. Lunghezza massima fino a 130 cm; peso fino 45 Kg.

Descrizione: esistono diverse varietà di carpa, frutto della selezione operata dagli allevatori sin dall'antichità. Le 3 forme principali sono: la carpa regina (forma selvatica) con il corpo completamente ricoperto da squame; la carpa a specchi con evidenti soltanto poche grosse squame situate sul dorso, lungo la linea laterale e sul ventre; la carpa cuoio (forma nuda) con il corpo praticamente privo di squame se si eccettua una piccola fila che segue il profilo del dorso.

La forma selvatica ha un corpo abbastanza massiccio, ma non eccessivamente tozzo, il dorso non molto arcuato, la colorazione di fondo è bruno-olivastra con il ventre giallastro.

Il capo è grande, quasi conico dotato di una bocca protrattile caratterizzata da grosse labbra carnose.

Particolarmente robusti sono gli opercoli che, garantendo una chiusura efficace, permettono alla carpa di resistere in ambienti fangosi senza che possano entrare corpuscoli estranei nelle branchie.

Le varie forme ottenute per selezione si distinguono oltre che per la quantità di squame anche per la colorazione, che può essere bruna, argentea e talvolta anche dorata; la forma del corpo in queste varietà è, in genere, molto più tozza.

Biologia: la carpa è un tipico abitatore di acque lente, temperate, con abbondante vegetazione acquatica. E’ un specie dalle abitudini gregarie, soprattutto nei primi anni di vita. Staziona in prossimità del fondo, dove si muove soprattutto nelle ore notturne durante le quali ricerca, con l'ausilio dei barbigli che hanno funzione tattile, macroinvertebrati bentonici e detriti vegetali che costituiscono la base della sua alimentazione. La carpa è attiva a partire dalla primavera inoltrata sino ai primi freddi dell'autunno; quando la temperatura scende al di sotto dei 10°C la carpa si infossa nella melma in uno stato di latenza che dura per tutta la stagione fredda. La riproduzione avviene quando la temperatura dell'acqua è compresa fra i 17 ed i 20°C e cioè, nei nostri ambienti, fra maggio e giugno. Ogni femmina depone circa 100.000 uova per Kg/peso che schiudono nel giro di una settimana; gli avannotti hanno un accrescimento piuttosto lento ed alla fine del primo anno di età misurano intorno ai 5-6 cm.

Distribuzione: nelle acque del Parco la presenza della carpa è piuttosto sporadica e limitata al tratto inferiore compreso fra Giarola e Ponte Taro.

La carpa è stata una delle prime specie ittiche alloctone introdotte in Italia; la sua immissione nelle nostre acque pare sia avvenuta nel I sec. d.C. ad  opera dei romani. E’ diffusa in tutta Italia.

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Carassio

Carassius auratus

Caratteristiche: 30-35 squame lungo la linea laterale; pinna dorsale con 14-22 raggi divisi; pinna anale con 5-8 raggi divisi; 23-35 branchiospine sul primo arco branchiale.

Lunghezza massima fino a 50 cm; peso fino a 1,8 Kg.

Descrizione: il corpo è alto, arcuato nella parte dorsale, abbastanza simile a quello della carpa. Il carassio è un pesce estremamente polimorfo: esemplari di forma allungata si rinvengono in acque ferme mentre nei grandi laghi e nei fiumi si possono trovare individui assai tozzi.

La bocca è piccola, priva di barbigli, le labbra sono poco carnose. Il corpo è ricoperto da grosse squame lucenti; la pinna caudale ha gli apici leggermente appuntiti.

Il colore del dorso è brunastro, i fianchi ed il ventre sono giallastri con riflessi scuri.

Biologia: il carassio rappresenta l'esempio più tipico della dannosità che deriva dall'immissione nelle acque interne di specie alloctone. È un pesce dotato di eccezionali capacità di adattamento e resistenza alle più avverse condizioni ambientali.

Sopporta livelli di inquinamento organico altissimi, letali per la maggior parte delle altre specie ittiche presenti nelle nostre acque;è in grado di sopportare variazioni di temperatura comprese fra 0°C e +30°C e più e vive anche in acque con concentrazioni di ossigeni inferiori ad 1 mg/l.

Questo insieme di prerogative gli permettere di competere con successo con molti altri ciprinidi che condividono la sua stessa nicchia ecologica; particolarmente penalizzata dalla sua presenza è la carpa, con la quale il carassio instaura una serrata competizione alimentare.

Frequenta tutte le acque lente o stagnanti, preferibilmente ricche di vegetazione; l'alimentazione è estremamente variata e comprende zooplancton, macrozoobenthos ed anche elementi vegetali.

La riproduzione ha luogo da Maggio a Luglio; ogni femmina depone su piante acquatiche da 150 a 300 mila uova che schiudono nel giro di una settimana.

Distribuzione: il carassio è presente, anche se non molto abbondante, nel settore di Taro compreso fra Giarola e Ponte Taro.

Data l'estrema difficoltà nel distinguere il carassio dorato dal congenerico carassio comune è assai difficile stabilire l'attuale distribuzione di questa specie nel resto dell’ Italia.

Fino ad una decina di anni fa era segnalato con certezza solo nel bacino padano ma attualmente è presente in tutta Italia, isole comprese, spesso in forma infestante.

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Lasca

Chondrostoma genei

Caratteristiche: 52-57 squame lungo la linea laterale; pinna dorsale con 7/9 raggi divisi; pinna anale con 8/11 raggi divisi; bocca estesa a tutta la larghezza del muso.

Lunghezza massima fino a 25 cm; peso fino a 350 gr.

Lasca - Chondrostoma genei - Famiglia dei CiprinidiDescrizione: è un pesce dal corpo assai slanciato, caratterizzato da un muso dotato di robuste labbra cornee che delimitano una apertura boccale decisamente infera.

È molto simile alla congenerica savetta da cui si distingue principalmente per la taglia minore, per l'apertura boccale e per la presenza di una evidente banda nerastra longitudinale che attraversa i fianchi.

Il dorso è verdastro, i fianchi ed il ventre sono di colore argentato; le pinne sono grigie con sfumature rosse o aranciate alla base delle pettorali, ventrali e della anale.

Biologia: la lasca frequenta acque correnti e limpide, spingendosi abbastanza in profondità nel rhitron; predilige i fondi ciottolosi o sabbiosi di fiumi con buona portata, ma si rinviene talvolta anche in acqua lacustri.

È una specie abbastanza esigente per quanta riguarda il tenore di ossigeno disciolto nelle acque.

È di indole gregaria e forma branchi numerosi soprattutto durante il periodo della fregola.    

L'alimentazione è varia: elementi vegetali che la lasca preleva dal fondo sfruttando le labbra cornee vengono integrati frequentemente da invertebrati acquatici.

La riproduzione ha luogo fra Aprile e Maggio, su fondali ghiaiosi; la schiusa avviene nel giro di 10 giorni.

È una specie in fase di contrazione demografica, penalizzata oltre che dall'inquinamento anche dagli sbarramenti fluviali che impediscono alle lasche di raggiungere i luoghi adatti per portare a termine con successo i processi riproduttivi.

Distribuzione: la lasca è presente omogeneamente in tutto il settore di Taro compreso all’interno del Parco; le popolazioni più numerose si rinvengono tuttavia nel tratto di fiume compreso fra Fornovo e Giarola.

Questa specie è presente nei maggiori fiumi dell'Italia settentrionale e lungo la fascia adriatica sino a livello del fiume Tronto in Abruzzo; è segnalata inoltre nei laghi di Viverone, Candia, Monate, Varese, Garda ed altri minori.

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Savetta

Chondrostoma soetta

Caratteristiche: 55-63 squame lungo la linea laterale; pinna dorsale con 8/9 raggi divisi; pinna con 11/13 raggi indivisi; denti faringei su 2 file; apertura boccale non estesa a tutta la larghezza del muso.

Lunghezza massima fino a 45 cm; peso fino a 2 Kg.

Descrizione: è un pesce dal corpo abbastanza slanciato, con il capo piccolo caratterizzato da un muso che presenta labbra cornee sporgenti; la bocca arcuata si apre in posizione infera.

Il colore del dorso è grigio-verdastro, i fianchi sono chiari, con riflessi argentati, finemente punteggiati di nero; il ventre è bianco.

Le pinne sono di colore variabile dal grigio al giallastro; le pinne ventrali e quelle pettorali possono presentare sfumature rossastre; i lobi della caudale sono decisamente acuti.

Biologia: le conoscenze sulla biologia della savetta sono piuttosto scarse e datate; è una specie che vive prevalentemente in acque profonde di fiumi con buona portata idrica.

Frequenta sia acque con discreta velocità di corrente che ambienti lentici, dove forma branchi a volte numerosi ma più spesso di pochi individui.

L'alimentazione è varia ed è composta da invertebrati acquatici, uova di altri pesci e, soprattutto nel periodo estivo, da materiale vegetale che viene prelevato con l'ausilio delle grosse labbra dal margine tagliente.

La riproduzione avviene nella tarda primavera, le uova molto numerose, vengono deposte su fondali ciottolosi o ghiaiosi probabilmente in prossimità di macrofite sommerse.

Le uova schiudono nel giro di una settimana; la crescita è molto lenta arrivando a 20 cm in circa 4 anni.

La maturità sessuale è raggiunta nel terzo anno di età.

È una specie fortemente minacciata dagli sbarramenti fluviali che impediscono la risalita dei riproduttori verso gli ambienti adatti alla frega.

Distribuzione: la presenza della savetta nelle acque del parco non è stata confermata dalle nostre indagini; la segnalazione della sua attuale presenza effettuata dai pescatori sportivi appare quindi scarsamente attendibile; con ogni probabilità la rimonta di questa specie dal Po è ostacolata dalla presenza dei diversi sbarramenti insormontabile presenti nel tratto terminale del fiume.

La specie originariamente distribuita in tutto il bacino padano è attualmente in una fase di forte contrazione demografica. Si rinviene nel Po e nei suoi principale affluenti, Adige, Brenta, Mincio, Piave, Tagliamento, Piave, Sile, Isonzo ed in alcuni dei principali laghi subalpini.

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