L'acqua è essenziale praticamente per ogni attività
economica, ed in particolare per l'agricoltura.
Per il suo normale funzionamento l'agricoltura
può contare sulle acque di pioggia o del sottosuolo, ma
per ottenere una produttività più elevata l'agricoltura
moderna deve ricorrere all'irrigazione per periodi più
o meno lunghi dell'anno: in tutto il mondo, una percentuale
compresa fra il 70 e l'80% dell'acqua attinta viene usata
per l'irrigazione e in Italia si parla di oltre 30 miliardi
di metri cubi annui!
L'irrigazione è una tecnica agricola
antica.
Era praticata nel Medio Oriente almeno
7000 anni fa, usando lo stesso principio che ancora oggi
è il più sfruttato: le acque superficiali, raccolte da
ruscelli, fiumi, laghi, serbatoi e canali
di bonifica , spinte dalla forza di gravità vengono
fatte fluire in bacini, condutture e solchi e convogliate
al suolo coltivato.
Più
della metà dell'aumento della produzione agricola riscontrata
nei paesi in via di sviluppo tra il 1960 e il 1990 fu
il risultato dell'irrigazione.
I grossi prelievi d'acqua, le dighe e
gli invasi , la subsidenza dei suoli dovuta all'impoverimento
delle falde acquifere sono tutti elementi che inducono
la necessità di ripensare in modo critico agli usi dell'acqua
in agricoltura.
La
tendenza allo spreco è tremenda: a livello mondiale, l'efficienza
dei metodi di irrigazione viene stimata inferiore al 40%;
ciò significa che ben più della metà dell'acqua va sprecata.
E' infatti un dato certo che i prelievi
sono di molto superiori alle reali necessità dell'agricoltura,
poichè vi sono forti sprechi dovuti a sistemi irrigui
di concezione ormai superata, all'insufficiente manutenzione
delle reti irrigue ed al basso costo dell'acqua, che non
stimola il risparmio.
Non esistono normative nazionali e comunitarie
specifiche che impongano standard di qualità per le acque
adibite ad uso irriguo. Esistono, tuttavia, dei riferimenti
ai quali le diverse istituzioni locali possono correlarsi.